«Edith e Luca sono stati rapiti» Il pm ora indaga per terrorismo

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Lomé ( Togo) - «La cosa più probabile è che sia stato sequestrato per fini politici o economici. Non penso si tratti di jihadisti». Nunzio Tacchetto, padre di Luca, ha finalmente avuto la conferma: si tratta di sequestro. Suo figlio è scomparso il 16 dicembre insieme all’amica canadese, Edith Blais. Sebbene non si abbiano ancora certezze rispetto ai responsabili del sequestro, la Procura di Roma sta seguendo la pista del terrorismo. Si rincorrono voci di «contatti» importanti avvenuti, anche se la Farnesina invita mantenere il «massimo riserbo» sulla vicenda.

Ieri è intervenuto il premier canadese, Justin Trudeau. «Per quello che so, Edith è viva – ha detto durante una conferenza stampa rispondendo a una domanda di un giornalista –. Capiamo quanto questa situazione sia spaventosa per la famiglia Blais e per i cittadini del Canada in tutto il mondo». Secondo la stampa canadese, due agenti della polizia federale sono arrivati a Ouagadougou per continuare le ricerche. Una mossa necessaria, determinata anche dal fatto che, questa settimana, è stato ritrovato il corpo di un altro canadese, Kirk Woodman. Quest’ultimo era stato rapito martedì scorso da individui sconosciuti mentre lavorava in una miniera d’oro nel nord del Paese. Luca Tacchetto, architetto di 30 anni di Vigonza (Padova), era partito in auto dall’Italia per raggiungere insieme a Edith Blais, 34 anni, il Togo e fare volontariato con un’associazione.

Arrivata in Burkina Faso, la coppia ha passato almeno un giorno nella cittadina sudoccidentale di Bobo Dioulasso, prima di scomparire nel nulla. Alcuni testimoni hanno detto di aver visto la loro macchina nella località di Banfora, mentre le autorità burkinabé sostengono di aver recuperato le loro ultime tracce a Ouagadougou. I livelli di instabilità nel Paese sono aumentati da tre anni. Mentre dal 2016 la capitale è stata colpita tre volte dal terrorismo islamico, sono stati numerosi gli scontri e i rapimenti in altre zone del territorio. Il presidente burkinabé, Roch Kaboré, ha infatti prolungato lo stato d’emergenza in sette delle 13 regioni del Burkina Faso.

A causa dell’insicurezza, venerdì sera il governo del primo ministro Paul Kaba Thieba ha dato le dimissioni. «Non sono state fornite spiegazioni riguardo a tale decisione – ha riferito la stampa locale –. Kaboré ha però da tempo il desiderio di far respirare aria nuova rispetto alla leadership politica». «Kaboré deve far pace con l’esercito e instaurare la buona rete di intelligence che aveva costruito l’ex presidente, Blaise Compaoré – affermano gli analisti –. Solo così il Burkina Faso potrà tornare a essere l’isola felice per cui era noto». Intanto, si moltiplicano le iniziative di solidarietà nei confronti dei due giovani scomparsi e delle loro famiglie. Martedì ci sarà una fiaccolata di solidarietà a Pianiga, la cittadina veneta dove insegna alle scuole medie la madre di Luca. E nella partita di calcio di serie B Padova-Hellas Verona, la squadra di casa prima del fischio di inizio indosserà una maglia con la scritta «Luca e Edith, Padova vi aspetta».

Sono attivi tre gruppi terroristici/

Sono almeno tre i principali gruppi di jihadisti che operano attualmnente in Burkina Faso. L’attacco dello scorso marzo contro l’ambasciata francese e la sede dell’esercito burkinabé nella capitale, Ouagadougou, è stato rivendicato dal Jnim, il Gruppo di supporto ai musulmani e all’islam. Gli attentati nella stessa città di agosto 2017 e e gennaio 2016 sono invece opera di al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). Dal 2015, però, il nord del Paese ha subito almeno 80 attacchi jihadisti, in gran parte provocati da Ansarul Islam. Quest’ultimo gruppo è stato fondato nel dicembre del 2016 e detiene strette relazioni con molti altri gruppi di jihadisti in Mali.

Matteo Fraschini Koffi per AVVENIRE - 20 gennaio 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Matteo Fraschini Koffi - Giornalista Freelance